Portrait, la nuova vita
del Seminario antico

Più che nel quadrilatero della moda, sembra di essere in un quadrato magico, dove un insieme di prodigi riconfigurano la città a partire dall’interno, da un nucleo protetto. Prodigi visivi, gustativi, e prodigi viventi, perché a ridare vita a un complesso architettonico imponente e sbalorditivo, saldo come un intarsio prezioso nel cuore milanese ma inerte da tempo, è una squadra di talenti. Dagli architetti ai cuochi. Il Seminario Arcivescovile di Milano, il gruppo Lungarno Collection (Ferragamo), gli architetti Michele De Lucchi e Michele Bönan sono i soggetti principali che hanno dato vita al progetto Portrait Milano. L’amministratore delegato di Lungarno Collection, Valeriano Antonioli, segue da vicino il varo di questa ammiraglia, che resta nelle dimensioni del boutique hotel (73 camere, di cui 20 suite) ma supera di molto le strutture di Roma (14 camere) e Firenze (37).  Il general manager Diego Roggero, il direttore Food&Beverage Roberto Di Pierno, gli chef Alberto Quadrio e Andrea Ribaldone, il sommelier Dennis Cereda, il pasticcere Cesare Murzilli, il mixologist Andrea Maugeri e tutti gli altri formano una squadra eccellente e adesso sono pronti a fare sul serio. Dopo una prova generale nei giorni scorsi, le figurine dei rendering saranno sostituite da esseri umani in carne e ossa, che si muoveranno negli spazi magnifici della struttura. Fondato da Carlo Borromeo nel 1569 (c’è una lapide che lo ricorda), il Seminario ha avuto fortune alterne e impieghi diversi nei secoli, e negli ultimi decenni era completamente abbandonato: di questo si è scritto abbondantemente dopo la presentazione del progetto, in ottobre. Ma adesso tutto ritorna alla vita, apparentemente immutato, grazie a restauri interminabili quanto impeccabili. Significative le parole usate dalla Sovrintendenza, che sottolineando la necessità di un intervento non invasivo chiedeva “il rispetto del silenzio visivo”: la bellezza sobria e ieratica del luogo ammutolisce e appaga. Adesso saranno ufficialmente attivi il bar e il ristorante (con veranda e giardino) 10_11 (Ten Eleven), nome riferito a una delle straordinarie particolarità del luogo, che funzionerà anche da passaggio tra via Sant’Andrea 10 e corso Venezia 11, una scorciatoia inattesa, un corridoio che attraversa la storia, un percorso inedito per i milanesi, come è inedita la visione di tutto il resto, grande corte-piazza (oltre tremila metri quadrati), colonnato, sale, loggiato ora protetto da vetrate, giardini, aiuole. In cucina il giovane e bravo Alberto Quadrio, forte di un curriculum d’eccezione; alla supervisione di tutto il versante enogastronomico Andrea Ribaldone, provetto e provato (e stellato) timoniere di Identità Golose. I piatti sono una magnifica interpretazione della tradizione italiana, con l’aggiunta di un po’ di estro e di tanta perizia. Ambienti caldi, cocktail suadenti, cucina di grande soddisfazione e camere lussuose regalano a Milano un altro gioiello dell’accoglienza, con il plus del substrato storico ed estetico. Disseminati negli enormi spazi chiusi e aperti ci saranno vari  negozi e boutique, come Antonia (diversi marchi fashion), So-Le Studio, con i gioielli che Maria Sole Ferragamo realizza a partire da materiali recuperati, e l’oasi del benessere di Longevity Suite. Fino al 14 dicembre i monumentali portoni dei due ingressi saranno chiusi, ma poi questo diventerà un nuovo luogo aperto al pubblico, tutto da scoprire. Per il ristorante gastronomico, sempre con Quadrio alla guida, e per il Beefbar, ennesima replica del fortunatissimo format internazionale di Andrea Giraudi, bisognerà invece aspettare il 2023.