C’è chi fa presto
a dire Champagne

<Champagne, ty khochesh?>. L’offerta del padrone di casa russo è invitante, ma mentre tendete il calice e osservate la bottiglia il sorriso vi si ferma a metà: non è affatto Champagne, ma uno spumante, prodotto probabilmente in Russia, sicuramente non nell’ omonimo, leggendario territorio francese. Eppure, l’etichetta in caratteri cirillici riporta la scritta “Champagne”. Succede, nella Grande Madre Russia e in molti altri Paesi, compresi gli Stati Uniti, spina nel fianco dei produttori champenois, che non hanno ancora riconosciuto ufficialmente la denominazione. Così, se vi trovate in questi Paesi, possono offrirvi al ristorante o in casa, o vendervi tranquillamente in enoteca, una bottiglia di “Champagne” che non ha niente a che vedere con l’originale. Niente di illegale, lì si può fare. La questione viene risollevata dall’annuncio che proprio in questi giorni il Paraguay ha riconosciuto e registrato la denominazione Champagne, portando così a conclusione un processo iniziato addirittura quasi vent’anni fa e sospeso per motivi tecnici per quattro anni. E aggiungendosi così agli altri 122 Paesi che lo avevano già fatto, di recente o da tempo. In particolare, hanno già aderito colossi come la Cina e l’India, il Canada, la maggior parte delle nazioni dell’America Latina. Ma indubbiamente un mercato vasto come quello degli States e di alto potenziale come quello russo sono un problema. <La denominazione di origine è un diritto di proprietà intellettuale specifico, che designa un prodotto di una determinata regione le cui caratteristiche particolari derivano sia dalle condizioni naturali di ogni regione sia dalle competenze dei produttori locali. Lo Champagne è tra le denominazioni più antiche, protette e prestigiose al mondo>, ricordano quelli del Comité Champagne, l’organismo che riunisce e rappresenta TUTTI i produttori (da prendere a modello). E il suo direttore generale, Vincent Perrin, ammette:<La nostra priorità resta la completa protezione della nostra denominazione in Argentina, così come negli Stati Uniti e in Russia, dove persistono molte usurpazioni legali>.