La fontina si racconta a Milano. Lo fa presentandosi nella sua forma migliore, letteralmente. Anzi, nelle forme: quelle selezionate al concorso Modon d’Or, che ogni anno premia le dieci migliori fontine Dop d’alpeggio. Produzioni di nicchia, di altissima qualità, sapori genuini e intensi che rispecchiano le varietà di erbe e fiori di cui si sono nutrite le mucche, la sapienza e il gusto dei casari. E che dieci ristoratori milanesi utilizzeranno per preparare altrettanti piatti speciali. E stuzzichini, che serviranno, assieme ad assaggi di fontina “in purezza”, ai loro clienti, fino al 26 febbraio. Un’occasione unica per provare la cucina di dieci ottimi ristoranti e per assaggiare dei formaggi davvero speciali, prodotti con fatica e con amore in una regione ancora in gran parte incontaminata come la Valdaosta. Claudio Sadler impiega la fontina Dop d’alpeggio per una fonduta che condisce gnocchetti di castagne con polvere di verza, serviti da Chic’n’Quick. Al panoramico MiView, lo chef Cristian Spagnoli la usa per il finocchio gratinato con sorbetto al finocchio e focaccia romana all’aneto. Terrina di cardi gobbi con noci e patate è l’abbinamento scelto da Cesare Battisti, chef del Ratanà. Uovo in cereghìn e verdure disidratate la accompagnano nel piatto di Daniel Canzian. Sotto forma di fonduta, arricchisce il risotto alla barbabietola e mostarda di anguria bianca dei fratelli Lebano, al Terrazza Gallia. E’ invece componente della crema che condisce i tagliolini freschi con caviale di trota e cerfoglio, firmati da Matteo Scibilia al ristorante Piazza Repubblica. Tommaso Arrigoni la usa per mantecare il riso Acquerello, assieme a spezie e polvere di funghi, nel suo Innocenti Evasioni. Da Ciz Cantina e Cucina viene servita nella capasanta al forno con crema di ceci di Spello. Come fonduta, affianca la crema di zucca nel ripieno dei ravioli alla Locanda alla Scala. E da Testina viene usata per mantecare il “riso montanaro”, con aggiunta di tarassaco.