Il primo hamburger di grillo
si mangia da Pane & Trita

Prima sono partite le polemiche. Adesso è arrivato anche l’oggetto: la farina di grillo, nel piatto. In Italia, il primo a servirla in tavola ai clienti è il marchio Pane & Trita, che da mercoledì 15 febbraio propone nei suoi sette ristoranti in Lombardia l’ingrediente della discordia, declinato in hamburger. Il Grillo Cheeseburger è l’ultima invenzione del team di Pane & Trita, che si è messo al lavoro appena è scattata l’autorizzazione e vendere e somministrare alimenti a base di “grillo domestico”. La farina, in questo caso, è utilizzata per comporre un hamburger in cui entrano anche fagioli, patate, olio di girasole. Tutti prodotti italiani, sottolineano, compreso il grillo (Acheta domesticus) che assicura un bel po’ di proteine. Il panino è di un color verde brillante e oltre all’hamburger contiene scamorza fusa, cavolo viola, patate croccanti e salsa. Per ora ne verranno preparati solo cento al giorno, distribuiti nei sette punti vendita lombardi. Tra cui quello di via Muratori, a Milano. Quindi non sarà facile assicurarsi subito un assaggio in anteprima. E Pane & Trita conferma la sua tendenza innovativa e giocosa, perché tutte le sue offerte sono coloratissime e divertenti. In questo caso, oltre alla forma, un (vero) salto in avanti anche nella sostanza. <Cerchiamo sempre di offrire alla nostra clientela cose di qualità che siano nuove e simpatiche>, dice Pabel Ruggiero, cofondatore e ceo di Pane & Trita. <Questa volta è qualcosa di altamente innovativo, potrei dire rivoluzionario>. Così Milano per prima si allinea a quella che in altre parti del mondo è una consuetudine antica. In Asia e in America Latina, per esempio, gli insetti entrano normalmente nell’alimentazione, specialmente quando è difficile o impossibile procurarsi proteine più “ricche”, cioè più costose, come quelle della carne convenzionale (suini, ovini, bovini, pollame eccetera). Anche per questo, consumare insetti come proteine, diminuendo gli allevamenti di animali e il loro impatto, aiuta il Pianeta. Ma non solo: si risparmia anche suolo che verrebbe sacrificato alla coltivazione di soia e mais, colture responsabili di vaste deforestazioni.