Con i piatti di Shiva
l’India in allegria

Riaprono ristorantii, ma… Ma. Tutti sanno che l’apertura solo a pranzo è, per molti, come una continuazione del lockdown. Chi aveva un’atmosfera (e una clientela) serale, difficilmente attirerà clienti a mezzogiorno. E chi riempiva i tavoli a mezzogiorno, quindi con i lavoratori in pausa pranzo di uffici e aziende, non potrà farlo perché sono tutti in smart working o, peggio, not working. Ci sono titolari che non riaprono perché temono che la questione sanitaria sia ancora troppo fuori controllo e non vogliono rischiare, altri per cui è più conveniente lasciar funzionare il meccanismo della cassa integrazione. Infine: la crisi ha colpito tutti, girano meno soldi, rendiamocene conto. Non per seminare tristezza, ma per cercare di inquadrare la situazione. E per capire che il delivery, che appariva così strano e riduttivo prima, adesso sembra una via da percorrere, a prescindere. Anche se finisce l’emergenza, molti continueranno a mangiare in casa le cose ordinate al ristorante, senza dover stare a contatto con troppe persone (la voglia di socializzare è tanta, ma in certi casi la paura è di più), senza pagare il coperto e, anche, il vino, che può far salire il conto. E molti ristoranti continueranno a tenere il legame con i clienti, nuovi o affezionati, anche quelli che non se la sentono di uscire, mandando nelle loro case i loro piatti preferiti. Uno che continua a farlo è Shiva, splendido ristorante che rappresenta l’India a Milano con allegria, leggerezza, accoglienza.

I muri sono decorati con scene colorate e simpaticamente naïf, l’atmosfera è piacevolissima e la cucina è deliziosa. Amrit Kumar, patron affabile e ambizioso che non smette di migliorare il suo locale (durante il lockdown, piuttosto che niente, ha rifatto il pavimento), ha fatto realizzare delle eleganti borse di cartone e manda in giro le sue ottime ricette. Da segnalare tutti i piatti (pollo, agnello, gamberoni, orata intera) cotti al tandoor, il tipico forno indiano di terracotta che dà un sapore speciale al cibo, compreso il pane (da provare il cheese naan). Il panir, formaggio indiano dal sapore avvolgente, magari usato per farcire un morbido petto di pollo (cheese tikka), o dentro una minestra. Si può iniziare con varie frittelle di verdure, con o senza pastella, e proseguire con il cavolfiore marinato e cotto al forno, o le melanzane, o le verdure miste, la passata di spinaci, il classico dahl (lenticchie gialle), tutto perfetto per i vegetariani, che qui hanno grande scelta perché la cucina indiana rispetta la tendenza della popolazione, la cui percentuale vegetariana è più alta che in qualunque altro Paese del mondo. I piatti si accompagnano con il riso basmati (con o senza zafferano e spezie) oppure con diversi tipi di pane: naan, morbido, bianco, in versione semplice o con semi di sesamo (pashwari naan) o con aglio (garlic naan) o con formaggio, o ripieno di verdure; oppure di farina integrale (roti); o croccante (papadam). Anche i dolci sono da esplorare: iperzuccherato il gulag jamun, interessanti il coconut barfi e il kheer (budino a base di riso, latte e pistacchi, specie di variazione esotica sul tema, molto milanese, del riso e latte). Tutto buono, tutto da provare. Ordinando per la consegna a domicilio (ristoranteshiva.it) o andando da Shiva, che ha riaperto in via Gian Galeazzo (proprio pochi passi da Porta Ticinese), per ricevere un plus: la simpatia di Amrit, la gentilezza del personale, la magia del posto.